AMMINISTRAZIONE BIZANTINA
Nel VII secolo d.C. con l'Imperatore bizantino Eraclio I tutto il territorio sotto la giurisdizione di Bisanzio per avere una migliore efficienza amministrativa fu diviso in circoscrizioni (?Thema).
Un secolo dopo complice la dilagazione dei Musulmani, ovvero popolo bellicoso che prese possesso di diverse parti del Mediterraneo, portò l'Imperatore Leone III l'Isaurico a pensare ad una migliore difesa dell'Impero da questa etnia.
La goccia che fece traboccare il vaso fu la mancata conquista di Bisanzio (717 d.C.) da parte degli Arabi, così scaturì ancor più nei Bizantini una continua difesa di tutto l'Impero.
La continua minaccia di questa etnia bellicosa portò la necessità di far governare soprattutto le provincie lontane da Bisanzio da generali militari, perciò forse è da qui che si inizia a spezzettare l'Impero in unità amministrative, ovvero insieme di circoscrizioni detti temati.
In Italia Meridionale (parte più occidentale dell'Impero) il i Longobardi sotto il Ducato di Benevento tra il VI e VII secolo d.C. rosicò molto terreno bizantino, lasciando solo la Puglia centrale e Salento, la Calabria centromeridionale, Sardegna e Sicilia (immagine figura 1), controllandoli fino alla fine del IX secolo d.C..
Il generale bizantino Niceforo Foca nell'886 d.C. riesce a mettere in atto il recupero di territorio precedentemente strappato dai Longobardi e di alcune città costiere sottomesse dagli Arabi.
A questo punto in Italia verranno nominati gli strateghi, ovvero alte autorità bizantine facenti veci del governo in terre lontane da Bisanzio, particolarmente in territori occidentali, fra questi il Ducato di Calabria con capitale Reggio.
Con la definitiva conquista della Sicilia da parte degli Arabi agli inizi del X secolo, la Calabria venne elevata a Thema ma dopo qualche tempo la sede dello stratega venne trasferita da Reggio Calabria a Rossano (fig.2).
Un secolo dopo complice la dilagazione dei Musulmani, ovvero popolo bellicoso che prese possesso di diverse parti del Mediterraneo, portò l'Imperatore Leone III l'Isaurico a pensare ad una migliore difesa dell'Impero da questa etnia.
La goccia che fece traboccare il vaso fu la mancata conquista di Bisanzio (717 d.C.) da parte degli Arabi, così scaturì ancor più nei Bizantini una continua difesa di tutto l'Impero.
La continua minaccia di questa etnia bellicosa portò la necessità di far governare soprattutto le provincie lontane da Bisanzio da generali militari, perciò forse è da qui che si inizia a spezzettare l'Impero in unità amministrative, ovvero insieme di circoscrizioni detti temati.
In Italia Meridionale (parte più occidentale dell'Impero) il i Longobardi sotto il Ducato di Benevento tra il VI e VII secolo d.C. rosicò molto terreno bizantino, lasciando solo la Puglia centrale e Salento, la Calabria centromeridionale, Sardegna e Sicilia (immagine figura 1), controllandoli fino alla fine del IX secolo d.C..
Il generale bizantino Niceforo Foca nell'886 d.C. riesce a mettere in atto il recupero di territorio precedentemente strappato dai Longobardi e di alcune città costiere sottomesse dagli Arabi.
A questo punto in Italia verranno nominati gli strateghi, ovvero alte autorità bizantine facenti veci del governo in terre lontane da Bisanzio, particolarmente in territori occidentali, fra questi il Ducato di Calabria con capitale Reggio.
Con la definitiva conquista della Sicilia da parte degli Arabi agli inizi del X secolo, la Calabria venne elevata a Thema ma dopo qualche tempo la sede dello stratega venne trasferita da Reggio Calabria a Rossano (fig.2).
fig.1 - In giallo i rimanenti territori Bizantini nel VII secolo, in rosa quelli Longobardi di Benevento; dove si notano i puntini in rosa viene rappresentata la sottrazione di territorio a favore dei Longobardi alla seconda metà del VII secolo (Puglia centrale e territorio intorno a Cosenza).
fig.2 - I Themi bizantini del sud Italia dopo la riconquista, notiamo che la Sicilia divenne un Emirato Arabo nel X secolo
Alla prima metà degli anni venti dell’VIII secolo anche nel contesto amministrativo-tributario, si consumò uno strappo fra l’imperatore Bizantino Leone III Isaurico ed il Papato, causato dal fatto che l’Imperatore pretese che la legge della distruzione delle icone sacre, fosse in vigore anche per la Chiesa Romana.
Papa Gregorio II si oppose a questa legge e così per irritazione l'Imperatore decise che le estese proprietà papali di Sicilia e Calabria iniziassero a versare le imposte al fisco centrale di Costantinopoli, siccome fino a quel momento una parte andava al Papato per eventuali bisogni di Roma.
Il successivo imperatore Costatino V decise anche di sottrarre alla obbedienza di Roma tutte le diocesi dell’Italia meridionale, facendole adottare il rito greco, perciò sottoponendole alla giurisdizione del Patriarca di Costantinopoli, impose anche al clero di queste terre di non recarsi a Roma per eventuali attività sacre o concili.
Papa Gregorio II si oppose a questa legge e così per irritazione l'Imperatore decise che le estese proprietà papali di Sicilia e Calabria iniziassero a versare le imposte al fisco centrale di Costantinopoli, siccome fino a quel momento una parte andava al Papato per eventuali bisogni di Roma.
Il successivo imperatore Costatino V decise anche di sottrarre alla obbedienza di Roma tutte le diocesi dell’Italia meridionale, facendole adottare il rito greco, perciò sottoponendole alla giurisdizione del Patriarca di Costantinopoli, impose anche al clero di queste terre di non recarsi a Roma per eventuali attività sacre o concili.
I Bizantini restaurarono il sistema fiscale dopo la confisca del Patrimonio di San Pietro, e gli elenchi fiscali vengono aggiornati intorno al 730 d.C.. Il Patrimonium Sancti Petri (terre agricole possedute dal Papato romano) includeva quasi 2/3 della provincia, con centri di fondazione e sedi vescovili, così Bisanzio avviò la distribuzione dei queste terre alle milizie.
Infine una attenzione la dedico ai choria o Koria, ovvero villaggi sparsi senza mura di protezione (cosiddetti aperti) nel territorio, soprattutto in quelli a carattere agricolo, tra VII e VIII secolo d.C. erano piccoli agglomerati costituiti da capanne di legno, a volte come avveniva a Rossano, ma anche a Gerace o altrove si trattava di un insieme di grotte, utilizzate come case insieme a rimesse per attrezzi e stalle.
I villaggi agricoli erano situati vicino a Kastra fortificati o a recinti-rifugio (come alle spalle di Reggio) in cui la popolazione si rifugiava in caso di assalto nemico, ricordiamo Santo Aniceto (figure sotto).
NOTA: Ricordiamo che la difesa e protezione da popoli nemici (in primis i Saraceni) degli abitanti dei choria era indispensabile, in quanto erano i contribuenti e perché erano proprio coloro che svolgevano attività di ricostruzione dei villaggi e di semina dei campi.
Nel 965 d.C. nacque il Catapanato d'Italia (Puglia, Bassa Campania, Basilicata e Calabria), ovvero provincia che comprendeva l'estrema parte occidentale dell'Impero Bizantino con capitale Bari, dove esercitava il potere amministrativo, militare ed economico un governatore facente veci del'Imperatore.
Per concludere, la società bizantina era organizzata in forma piramidale: al vertice stavano i funzionari bizantini, che esercitavano il potere amministrativo e militare, accanto a loro vi erano i grandi proprietari terrieri da cui dipendevano i contadini e i pastori, che avevano rapporti di natura diversa: coloni, salariati e operazioni di servitù; c'erano pure piccoli coltivatori proprietari anche di fondi e di bestiame ; in fine all'interno delle entità sociali elencate, nelle città vi erano poche unità di artigiani, commercianti ad altri lavoratori.
Per quanto riguarda il contesto ecclesiastico: con Teodosio (IV secolo) si iniziava ad usare il termine eparchia per indicare una circoscrizione amministrativa di territori insistenti nella provincia latina, ma con la nascita dei Temi il termine non fu più utilizzato.
Il termine eparchia adesso è utilizzato dalle chiese cattoliche di rito greco-ortodosso, trattasi di circoscrizione ecclesiastica in cui opera l'eparca o vescovo (titolo maggiore).
Infine una attenzione la dedico ai choria o Koria, ovvero villaggi sparsi senza mura di protezione (cosiddetti aperti) nel territorio, soprattutto in quelli a carattere agricolo, tra VII e VIII secolo d.C. erano piccoli agglomerati costituiti da capanne di legno, a volte come avveniva a Rossano, ma anche a Gerace o altrove si trattava di un insieme di grotte, utilizzate come case insieme a rimesse per attrezzi e stalle.
I villaggi agricoli erano situati vicino a Kastra fortificati o a recinti-rifugio (come alle spalle di Reggio) in cui la popolazione si rifugiava in caso di assalto nemico, ricordiamo Santo Aniceto (figure sotto).
in rosso posizione di Reggio Calabria e piccolo in blu centro-rifugio Santo Aniceto
figure sopra - due prospettive diverse di Santo Aniceto
Nel 965 d.C. nacque il Catapanato d'Italia (Puglia, Bassa Campania, Basilicata e Calabria), ovvero provincia che comprendeva l'estrema parte occidentale dell'Impero Bizantino con capitale Bari, dove esercitava il potere amministrativo, militare ed economico un governatore facente veci del'Imperatore.
Per concludere, la società bizantina era organizzata in forma piramidale: al vertice stavano i funzionari bizantini, che esercitavano il potere amministrativo e militare, accanto a loro vi erano i grandi proprietari terrieri da cui dipendevano i contadini e i pastori, che avevano rapporti di natura diversa: coloni, salariati e operazioni di servitù; c'erano pure piccoli coltivatori proprietari anche di fondi e di bestiame ; in fine all'interno delle entità sociali elencate, nelle città vi erano poche unità di artigiani, commercianti ad altri lavoratori.
Per quanto riguarda il contesto ecclesiastico: con Teodosio (IV secolo) si iniziava ad usare il termine eparchia per indicare una circoscrizione amministrativa di territori insistenti nella provincia latina, ma con la nascita dei Temi il termine non fu più utilizzato.
Il termine eparchia adesso è utilizzato dalle chiese cattoliche di rito greco-ortodosso, trattasi di circoscrizione ecclesiastica in cui opera l'eparca o vescovo (titolo maggiore).
WOW, quanta storia nella nostra CALABRIA!!!
Dott. Giuseppe Lombardo
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