CALABRIA tra TARDO ANTICO e ALTO MEDIOEVO

I dati archeologici coadiuvati all'eredità di informazioni scritte da personaggi di alto livello vissuti nei secoli di cambiamenti accaduti tra VI e VII secolo d.C., ci permettono di conoscere il territorio e la sua evoluzione insediativa.

La conoscenza della Calabria del periodo romano è ancora parzialmente chiara dato che gli sforzi archeologici si sono concentrati per lo più sulla storia e le città della Magna Grecia.

I secoli che andarono dal IV al VI secolo d.C. si sono palesati come arco di tempo in cui ci furono grossi cambiamenti istituzionali, economici, insediativi, ma quello più evidente è stata la diffusione del Cristianesimo.

I "personaggi" che citerò nelle prossime righe con le loro informazioni fanno emergere indizi che identificano città e territori in Calabria, si tratta di opere letterarie redatte su contesti diversi.

Cassiodoro ad esempio ci offre concetti amministrativi generali della Calabria e uno spaccato rurale dell'area intorno a Squillace e oltre, Procopio con le sue cronache nell'ambito delle guerre greco-gotiche identifica città e territori in cui si scontrarono i Bizantini contro i Goti, infine Papa Gregorio Magno grazie ai suoi epistolari elenca le sedi vescovili calabresi con i fatti che aleggiano proprio su queste città.

Nella tardo antichità (IV secolo d.C.) ormai alcune antiche città si contrassero in piccoli abitati o abbandonate del tutto, i loro abitanti si sparsero intorno ai loro territori rurali raggruppandosi intorno alle grandi ville produttive, tra queste Blanda e Temesa.
L'antica Thurium alla fine IV secolo d.C. ebbe una contrazione demografica e fisica, ovvero alcuni quartieri furono trascurati o lasciati in totale desolazione, ma alcune parti amministrative del precedente sistema romano continuarono a sopravvivere.
Anche le nuove funzioni episcopali diedero ancora qualche segno di vitalità fino alla fine del VI secolo d.C., ma nel VII secolo d.C. la città sarà definitivamente abbandonata.
Scolacium ebbe lo stesso percorso, nel senso che alla fine del IV e inizi del V secolo d.C. i quartieri pianeggianti dell'antico centro gravitanti intorno al foro furono abbandonati, e la popolazione preferì ritirarsi sulla parte elevata della città, dove sorgeva il teatro romano.


la parte più alta del teatro romano (summa cavea-  gli abitanti della città tardo antica cercavano più sicurezza e scelsero il posto più elevato della collina dove è nato il teatro, il sito offriva anche una visuale più ampia della aree intorno fino alla costa (come mostra figura sopra).
Tra le distese degli ulivi giace ancora una parte dell'antica città.


la figura sopra mostra le prime città antiche scomparse o abbandonate in più parti urbane tra il IV e VI secolo d.C.

CRISTIANESIMO - Fra IV e V secolo d.C. le antiche città accoglieranno il nuovo Verbo e diverranno sedi vescovili, in breve tempo si struttureranno con un clero gerarchizzato, dotati di terreni e liquidità, tra le più antiche citiamo Thurium, Scolacium, Vibona (Vibo Valentia) e Taureanum.
Dalle Variae di Cassiodoro VI secolo d.C. sappiamo che i Dyonisii (clan di possessores) di Vibona avevano un senso marcato di cupidigia nei confronti del Vescovato e occuparono abusivamente alcune proprietà vescovili, nello stesso periodo a Scolacium invece avvenne l'assassinio di alcuni Vescovi ad opera di clan dirigenziali del territorio.
Sempre dalle Variae, Cassiodoro cita la familia degli Aurelii  (sua stirpe) che si impossessarono di molte terre intorno a Scolacium.

Nota: essendo stato un diplomatico e politico alla corte Gota, Cassiodoro nelle sue Variae (raccolta di lettere) fa emergere il suo carattere di amministratore sostenendo che, i dirigenti cittadini dovevano ritornare ad occuparsi delle gestione delle città, siccome molti di essi scelsero di impiegare le loro risorse solo nelle attività rurali. 

Anche se ormai le città tendevano ad essere abbandonate, erano ancora considerate delle cellule base della vita sociale di un territorio, dove si esprimevano diversi servizi per i cittadini: economici, politici, sociali e culturali.
Insomma incarnava l'identità del potere centrale.  

iconografia di Cassiodoro

Altro dato rilevante per l'epoca è la nascita (rinascita) del vicus (plurale vici), ovvero villaggi o piccoli centri nati nei pressi di grandi ville produttive, abitati dalla popolazione dell'area intorno che qui si raggruppava e si proponeva nel lavoro agricolo.
I vici nel connubio con le stationes cresceranno e diverranno centri di riferimento per la popolazione dell'area territoriale intorno, essendo poi inseriti lungo i principali assi stradali e soprattutto nei pressi di città portuali bastò a farli divenire luoghi di una parte economica rilevante.
Avendo raggiunto un buon livello di autonomia amministrativa molti di essi diverranno sedi vescovili, tra queste Temesa, Tropea, Nicotera, Taureana e Locri (figura sotto).



Nota: le antiche città portuali/stationes, erano centri con ampio respiro negli scambi commerciali, situate su grandi vie di comunicazione e soprattutto in aree densamente popolate, tra IV e V secolo d.C. diverranno sedi vescovili.
La divulgazione del Cristianesimo in tutto l'Impero Romano seguiva le rotte marittime arrivando dapprima nei più importanti centri portuali e commerciali, poi si diffuse nei rispettivi territori interni grazie alle antiche strade romane che raggiungevano capillarmente tutte le provincie.

I senatori, nobili, possessores iniziarono a investire e lavorare nelle campagne già nel IV secolo d.C. e questo fu motivo di poca gestione amministrativa delle antiche città, di conseguenza fecero delle loro ville il quartier generale delle loro attività. 
Le prime città a subire tale imposizione furono Blanda e Temesa anche se il sistema delle villae avviene dappertutto, specialmente nelle fertili zone costiere (figura sotto).


Sistema delle ville produttive fin'ora identificate intorno alle principali città antiche: alcune di esse sopravvissero fino al VI secolo d.C.. 
Dalla figura sopra si nota chiaramente che queste strutture insistevano soprattutto nelle fertili pianure costiere, dove era più facile raggiungere i porti delle antiche città utilizzati per l'export dei prodotti agricoli. 


tipico esempio grafico di una villa rustica: tra il I secolo a.C. ed il IV secolo d.C. l'architettura di queste dimore si evolvette divenendo delle residenze lussuose al centro di vaste proprietà terriere.
Insomma un quartiere generale dove il proprietario/nobile o dominus amministrava i beni e prendeva importanti decisioni per il territorio da loro governato, tutto questo accadeva specialmente tra IV e V secolo d.C..

Sul basso versante ionico l'antica città di Locri anche se molto contratta urbanisticamente e demograficamente nel VI  d.C. esisteva ancora, in quanto le lettere di Papa Gregorio Magno citano il suo vescovo Marciano che viene  eletto nel 598 d.C.

Durante il VII secolo d.C. anche Locri fu abbandonata definitivamente, per essere ubicata in zona pianeggiante era troppo esposta a eventuali saccheggi, ma l'area intorno ad essa vide l'uso in modo diverso di importanti ville signorili tardo antiche.
La lussuosa villa di Casignana (figure sotto) fra VI e VII d.C. sarà destinata ad altri usi, ad esempio le sue terme diverranno luogo di seppellimento per i morti invece altri ambienti vengono sfruttati come unità abitative o vani per lavori artigianali.


foto aerea Villa CASIGNANA (da corriere.it)


gli ambienti della grande villa sono ricoperti da un tripudio di mosaici, tra i più ricchi del sud Italia datati tra il III-IV secolo d.C.


La nascita di altri insediamenti a Locri li troviamo sulle vicine alture Manella e Piani Caruso, da saggi archeologici si è dimostrata la presenza di strutture di età altomedievale.

Altri insediamenti nasceranno ache nelle vicinanze dei fiumi e della costa, ad esempio saggi archeologici hanno portato alla luce fondazioni di ciottoli e conci sgrossati con elevato in terra cruda, un sarcofago a altre tombe, infine nei resti della stoa della città greca è stata evidenziata la presenza di abitazioni.
In questo sito come ci narra l'archeologa G. Noyè furono rinvenute ceramiche decorata a bande dipinte e di folles (monete) risalenti al VII secolo d.C., questi reperti fanno pensare ad un abitato dominato da una familia agiata.



I centri antichi dotati di strutture portuali importanti hanno garantito ininterrottamente tra IV e VIII secolo d.C. la loro sopravvivenza, tra queste Crotone e Reggio Calabria.

Come ci suggerisce l'archeologo E. Arslan i due centri sopra citati appaiono estranei al sistema di insediamento della Calabria altomedievale, sicuramente perché si tratta di due città di respiro commerciale a livello Mediterraneo rispetto ad altre aree calabresi che tendono a chiudersi in se stessi.
posizione dei centri portuali di Crotone e Reggio Calabria

Crotone

Reggio Calabria

NOTA: lo storico Procopio cita le due città nelle sue cronache relative alle guerre greco-gotiche (535-553): all'arrivo delle truppe Bizantine le città erano prive di mura riuscendo a conquistarle senza sforzi, i rispettivi abitanti a questi fatti nutrivano odio verso i Goti.
Così al loro arrivo iniziarono a fortificarle, ad esempio a Crotone rimane ancora un tratto di mura protobizantine. 


breve tratto mura bizantine a Crotone VI secolo d.C.:
i grossi conci del parametro di forma parallelepipeda in calcarenite appartenevano alle mura greche IV secolo a.C., quindi i Bizantini effettuarono un riutilizzo.


La costa grazie alla possibilità di comunicazioni legate alla navigazione tende a mantenere maggiori contatti con l'esterno, oltre a Reggio e Crotone avviene anche per altri centri dediti all'esportazione, tra queste Vibona, Tropea e Nicotera.
Si tratta di centri urbani che non avevano dignità urbana, ma tra III e IV secolo d.C.  ebbero un perido di floridezza grazie alla loro posizione nelle fertili campagne e vicino a strutture portuali.
Come sostiene l'archeologo E. Arslan: i territori intorno a Tropea e Nicotera nell'alto medioevo mantennero inalterate le tecniche di sfruttamento del territorio ereditate dal mondo classico, finalizzate alla produzione di eccedenze alimentari destinate all'esportazione.
Tropea e Nicotera come già detto diverranno importanti sedi vescovili e le loro aree diverranno delle Masse ecclesiastiche, ovvero insieme di latifondi agricoli di proprietà della Chiesa.


posizione di Tropea e Nicotera


veduta di Tropea

veduta di Nicotera


Nota: Nicotera viene citata nelle lettere di Papa Gregorio Magno nel 596 d.C., in cui chiede al Vescovo di Vibona di nominare un prete che si prenda cura dei suoi abitanti.

Alla fine del VI secolo d.C. la Calabria fu invasa dai Longobardi, con loro alcuni territori e città furono saccheggiati più di altri, come l'antica città e statio romana di Taureanum che intorno al 590 d.C. venne drasticamente assaltata.
Del saccheggio di Taureanum ne parla Papa Gregorio Magno nel 591 d.C. in una sua epistola, dal contenuto  emerge che il suo Vescovo insieme a molti monaci fuggirono in Sicilia, dove vagarono per qualche tempo.  


in rosso posizione Taureanum


tratto Via romana Annia-Popilia, ai lati i resti archeologici della città romana di Taureanum

CONCLUSIONI - I Longobardi dopo aver vagato per la Calabria ai primi del VII secolo d.C. si stanziarono nel nord della regione strappandola al controllo dei Bizantini, con loro l'antica città di Thurium scomparve definitivamente facendo scappare anche il vescovo.
I Longobardi avevano delle postazioni a controllo delle valli e dei passi che portavano al mare, da dove potevano provenire le minacce bizantine e certamente Cosenza fu scelta come gastaldato al controllo sstrategico della valle del Crati.


posizione di Cosenza - scelta dai Longobardi come gastaldato (centro amministrativo) e punto di controllo vicino ai territori bizantini (in grigio).

centro storico di Cosenza

Breve bibliografia consultata:

Ghislaine Noyè, I centri del Bruzio dal IV al VI secolo, Taranto 2000;
Ermanno Arslan, La dinamica degli insediamenti in Calabria dal tardo antico al medioevo, in Corso sull'arte Ravennate Bizantina, ed. Il girasole 1990;

Dott. Giuseppe Lombardo

Commenti

Post popolari in questo blog

CARLO MAGNO IMPERATORE DEL SACRO ROMANO IMPERO

VIABILITA' nella CALABRIA tra Tardo antico e Medioevo (IV-XI secolo)

ARCHITETTURA NORMANNA in CALABRIA