MONACHESIMO BIZANTINO

Nel IV secolo d.C. oltre all'ermitismo, ovvero il distacco totale da ogni forma sociale, grazie agli anacoreti si avvia il fenomeno di vita comune che portò alla creazione di cenobi, luoghi nati anche per portare avanti delle regole prestabilite.
Tra i primi praticanti del cenobitismo vi è San Basilio di Cesarea, infatti ancora oggi usiamo il termine basiliano per indicare in generale i monaci, gli ideali del suo pensiero erano insegnamento e opere d'assistenza.

Le regioni meridionali e la Calabria videro a partire del VII secolo d.C. il rifugio delle prime comunità di monaci provenienti dalle regioni orientali dell'Impero Bizantino, ma il vero esodo di massa avvenne nell'VIII secolo quando si intraprese il contrasto e la distruzione delle icone (immagini sacre).
Il disfacimento delle immagini sacre creò la fase dell'iconoclastia voluta dall'Imperatore Leone III l'Isaurico, ma qualche tempo dopo, l'esodo dei monaci d'Oriente venne incrementato anche per le violente incursioni Saracene.
A questo punto tanti gruppi di monaci si riversarono sul nostro territorio, che per la sua orografia montuosa offriva grotte e anfratti da utilizzare per vivere in pace e pregare, tali spazi naturali sono spalmati dall'Aspromonte al Pollino.
Per parlare di questi luoghi ne citerò qualcuno....

Il Santuario Madonna della grotta a Praia a Mare (Cs) fra VII e VIII d.C. diviene un importante cenobio basiliano, abitato e frequentato dapprima da monaci perseguitati per via dell'Iconoclastia e poi dalla minaccia Araba tra il IX e X secolo d.C. (figg.1).
Il gruppo di cavità rupestri dell'area ed il santuario di Praia facevano parte dell'Eparchia del Mercurion, ovvero una vasta area montuosa del Pollino a cavallo di Calabria e Basilicata governata da una diocesi greca (immagine sotto), poi con la conquista normanna nell'XI secolo venne abolita.

area eparchia del Mercurion

Sempre in questo contesto diocesano greco poco più a sud da Praia a Mare troviamo a Scalea, qui scorgiamo una chiesa rupestre fondata tra VIII e IX secolo d.C., al suo interno si intravedono ancora stralci di affreschi probabilmente datati al X secolo (fig.2).

fig.1.1 - panoramica del costone con grotta e santuario

fig.1.2 - interno grotta Praia a Mare (fotografia FAI)

fig.2 - interno chiesa rupestre a Scalea

posizione di Praia Mare a nord e Scalea a sud (CS)

Le invasioni arabe in diverse parti costiere del Mediterraneo iniziarono a partire dall'VIII secolo, dapprima in Siria e nell'area palestinese costringendo alla fuga numerosi gruppi di monaci e facendoli riversare sulle nostre coste in cerca di protezione, poi il fenomeno ebbe un incremento tra IX e X secolo, quando gli Arabi conquistano la Sicilia.

Sul basso versante ionico vicino a Stilo tra i monti che guardano la valle dello Stilaro annoveriamo alcuni siti adibiti al monachesimo ortodosso, tra queste la più importante è la grotta di Sant'Angelo, datata tra IX e X secolo (fig.3).

fig.3 - ingresso grotta di Sant'Angelo (foto da CAI Reggio)

fig.3.1 - interno con resti di affreschi parietali, fine X secolo.

Alcuni Chilometri più a sud nel comune di Brancaleone troviamo alcune grotte risalenti tra l'VIII-IX secolo (fig.4), in queste grotte si praticava l'ascetismo, anche se in alcuni casi si svolgeva una vita in comunità in cui le grotte potevano essere utilizzate da gente laica, creando un chorion, ovvero villaggio in territorio rurale.
Analoga situazione riferite sempre a unità abitative rupestri frequentati da laici (choria) o trattasi di laure (insediamento monastico di dimensioni limitate) sono posizionate sulle prime alture collinari dalla costa nel territorio alle spalle di Locri, precisamente nel comune di Gerace, le cavità rupestri in questione sono ubicate vicino alla cripta di San Nicola del Cofino, chiesa datata al VII-VIII secolo d.C. (figg.5).
Questo sito fa pensare ad una prima forma d'insediamento nel territorio circostante.

posizione: a nord vi è Gerace, a sud Brancaleone (RC)

figg.4 - grotte a Brancaleone con interno pilastro che rappresenta l'albero della vita (foto Carmine Verduci)

figg.5 - chiesa rupestre S. Nicola del Cofino a Gerace

Più a Nord sempre sull'ala ionica calabrese troviamo altre grotte a Santa Severina occupate fra VIII e IX secolo (fig.6).

figg.6 - grotta Santa Severina (foto D. Marino)

Per concludere questo excursus ve ne sono sparse anche nella provincia di Vibo Valentia, come la grotta di San Leoluca a Vena Superiore, si tratta di un romitorio di vita solitaria, ovvero spazio occupato dal monaco per dedicarsi in solitudine alla preghiera ed alla meditazione, collocata intorno al X secolo (fig.7).

fig.7 - interno romitorio San Leoluca a Vena

posizione di Vena (VV)


Cari lettori io ne ho elencati alcuni di questi siti, ma ricordate che il territorio calabrese è punteggiato di  molte altre caverne e grotte dove i monaci trovavano silenzio e pace, per dedicarsi alla meditazione e alle preghiere.

CONCLUSIONE: Intorno all'anno mille i Monaci Bizantini iniziarono a edificare monasteri in aree agricole e vicino a centri importanti, tra questi vi è l'eremo Sant'Elia a Curinga del X-XI secolo posto su piccole alture collinari vicino alla città di Nicastro. Della struttura originale rimane solo la parte absidale della chiesa, con base quadrata sormontata da una grande cupola (figura sotto).

Eremo Sant'Elia a Curinga (foto di Silvana Franco)


Dott. Giuseppe Lombardo

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